Domenica 11 agosto, dopo un’adeguata preparazione e messa in sicurezza dell’area, e dell’ordigno, i genieri del 3°Rgt.Genio Guastatori di Udine – i nipotini di Paolo Caccia Dominioni, hanno fatto brillare una bomba americana d’aereo da 500 libbre, rinvenuta in un cantiere ferroviario a Vedelago(TV).
Il gingillo – tecnicamente EOD ( Explosive Ordnance Disposal) – era stato ritrovato durante i lavori di ampliamento della linea ferroviaria Montebelluna-Castelfranco.
Probabilmente era una bomba, scaricata non innescata, per alleggerirsi, da una delle “Fortezze Volanti” (B-24 Liberator o B-17 Flying Fortess) di rientro dalla missione appena terminata sui cieli di Treviso, che costò la distruzione di almeno il 40% della città, il 7 aprile 1944…
Triste il ricordo del venerdì santo, nella settimana della Pasqua del ’44, che è rimasto appunto come “il venerdì della Passione di Treviso”.
Fu un bombardamento devastante… e oggi a 75 anni, ancora fa capolino un “souvenir a stelle&strisce” che fa tornare alla mente dei tanti che allora c’erano quei momenti di terrore e di devastazione.
Un plauso agli uomini diretti egregiamente dal col. Riccardo Renganeschi(82-85), comandante del 3° Rgt.Genio Guastatori di Udine, a lavoro anche in una torrida domenica d’agosto.
Ovviamente l’occasione è stata propizia perché la Sezione Veneto, palesatasi subito col suo “onni-presidente” Boris Mascìa(86-89), si complimentasse con i Guastatori e recuperasse per il gruppo degli Ex Veneti anche Raffaele Ianniello(2003-06), comandante la locale stazione dei Carabinieri.
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I genieri dell’Esercito appartenenti al 3° reggimento genio guastatori di Udine sono intervenuti, oggi, nel comune di Vedelago (Treviso) lungo la linea ferroviaria che collega Castelfranco Veneto a Montebelluna per disinnescare un ordigno bellico risalente al secondo conflitto mondiale. L’ordigno, una bomba d’aereo Mod. GP AN M64 da 500 LB (pari a 243 kg circa) di fabbricazione americana, è stato rinvenuto in buone condizioni ancora attivo e funzionante, per cui potenzialmente pericoloso, poche settimane fa durante i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria.
Alle ore 9, come programmato, gli artificieri dell’Esercito, terminate le operazioni di evacuazione dei 35 abitanti a cura della Prefettura di Treviso, hanno iniziato la delicata operazione di rimozione delle spolette tramite una procedura che permette all’artificiere di operare da remoto. Per garantire maggiore sicurezza alla popolazione e ridurre il raggio di pericolo nel luogo del ritrovamento, i genieri del 3° reggimento genio hanno costruito, attorno alla bomba, una fortificazione capace di contenere gli effetti di una eventuale esplosione accidentale. Conclusa l’operazione di disinnesco, la bomba è stata trasferita presso la cava Postumia nel comune di Trevignano e qui fatta brillare. Le operazioni sono terminate alle ore 13 circa e i cittadini evacuati hanno potuto rientrare nelle loro abitazioni.
Per gli artificieri del 3° reggimento Genio Guastatori si è trattato dell’ennesimo delicato intervento di bonifica sul territorio, volto alla eliminazione di una minaccia che nonostante siano trascorsi più di settant’anni dal secondo conflitto mondiale, rimane sempre elevata.
Sotto il controllo del Comando Forze Operative Nord di Padova, il reggimento ha il compito di bonificare il territorio del Friuli Venezia Giulia e delle province di Treviso e Belluno dai residuati bellici dei due conflitti mondiali ancora esistenti: nel corso del
2018 sono stati effettuati ben 292 interventi con un totale di 524 ordigni distrutti. #esercitoitaliano #noicisiamosempre
alcune foto : foto
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Cenni storici sul 7 aprile 1944.
L’incursione, molto breve e devastante, fu segnalata dalle sirene antiaeree intorno alle 13.00 e si protrasse dalle 13.24 alle 13.29, ad opera di 159 apparecchi statunitensi (scortati da un’altrettanto ingente formazione di caccia Thunderbolt), che sganciarono circa 2.000 bombe con obiettivo la stazione, ma che si sparsero su gran parte della città. Interi quartieri residenziali furono rasi al suolo dalle bombe e dagli incendi; le macerie continuarono a fumare per due settimane. Le ricerche delle vittime continuarono a lungo, con utilizzo di calce e disinfettante, per limitare gli effetti della decomposizione dei corpi delle vittime.
Si stimano definitivamente circa 1600 vittime, come da documenti ufficiali ritrovati nell’archivio comunale di Treviso. Resta da chiarire il numero dei morti tra i militari tedeschi, presenti in circa 5.000 unità e distribuiti in varie zone della città.
L’operazione non fu del tutto indolore per gli Alleati che vennero investiti dalle postazioni antiaeree dislocate attorno all’ aeroporto: contarono un morto, quattordici feriti di cui quattro gravi e un B-17 abbattuto.
Nel dopoguerra, gli Stati Uniti d’America diedero i documenti che fornivano la motivazione in merito al bombardamento di Treviso: esso rientrava nel piano “Strangle” (strangolamento) che vedeva il bombardamento dei nodi ferroviari per bloccare i rifornimenti dalla Germania. Erano infatti in corso sul Centro e Nord Italia, in quel periodo, continui bombardamenti per rallentare od interrompere i collegamenti tra le truppe tedesche: i principali obiettivi erano ponti e stazioni.